Promuovere l’empatia con la realtà virtuale
“La realtà virtuale può essere considerata come la migliore macchina dell’empatia” affermava nel 2015 il regista e fotografo Chris Milk durante un suo TedTalK speech. La tecnologia permette alle persone di sperimentare visceralmente qualsiasi cosa da un punto di vista diverso dal proprio. Infatti vengono letteralmente immerse in ambienti nuovi, mostrando loro come sarebbe vivere una situazione specifica, anche molto difficile, dal punto di vista di qualcun altro.
Qualche anno fa è stata creata un’esperienza in realtà virtuale chiamata Carne y Arena realizzata dal regista Alejandro Inarritu ed esposta anche alla Fondazione Prada di Milano. Utilizzando un visore VR la persona veniva immerso nella difficile situazione di un migrante che dal Messico attraversa la frontiera con gli Stati Uniti. Farà parte di un gruppo di migranti, ormai esausto ed in difficoltà, che viene catturato dalla polizia statunitense, mentre i cani abbaiano e gli elicotteri accerchiano i fuggitivi.
Secondo i ricercatori, queste simulazioni possano farci capire cosa si prova nello sperimentare in prima persona abusi, ingiustizie e soprusi. La tecnologia stimola quindi l’empatia verso il prossimo, aiutandoci a diventare persone migliori e più comprensive.
La realtà virtuale aumenta veramente l’empatia? Ecco un esperimento
Questa teoria è stata provata anche nel 2018, con l’esperimento condotto dal gruppo di ricerca di F.Herrera. Ad un gruppo di partecipanti è stato detto di immaginare che la storia che avrebbero letto si riferisse proprio a loro in prima persona. La storia narra di un protagonista che si ritrova sfrattato e privato di tutto, e perciò deve vivere come un senza tetto. La ricerca di un posto per dormire e del cibo per nutrirsi, sono solo alcuni dei problemi con cui bisognerà interfacciarsi.
Al secondo gruppo di partecipanti viene fatta vivere un’esperienza in realtà virtuale, interagendo con l’ambiente digitale. I partecipanti seguono le stesse vicende della storia narrata al primo gruppo, ma indossano un visore e con dei joystick eseguono azioni sugli oggetti.
I risultati sono stati straordinari, In entrambi i gruppi, i partecipanti sono entrati in empatia con il protagonista senzatetto, ma coloro che hanno vissuto l’esperienza VR, hanno mostrato atteggiamenti maggiormente positivi, e a più lunga durata, nei confronti dei senzatetto, rispetto ai soggetti che hanno solamente letto la storia.
- Pubblicato il Esperienze VR
Invisibili con la realtà aumentata
Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non ha desiderato indossare il mantello dell’invisibilità di Harry Potter?
Se la risposta è si sappiate che oggi potreste magicamente essere anche voi invisibili con la realtà aumentata. Alcuni studiosi dell’Università medica Svedese, l’Istituto Karolinska, hanno condotto un interessante esperimento che ha visto protagonista la realtà aumentata, utilizzata per rendere “invisibili” le persone coinvolte.
All’incirca cento i volontari che hanno vissuto questa esperienza “magica”, ai quali gli scienziati hanno lasciato credere che grazie alla realtà aumentata il loro corpo sarebbe scomparso dalla vista, diventando totalmente invisibile.
Ai partecipanti sono stati fatti indossare dei visori per la realtà aumentata, ed è stato chiesto loro di rivolgere lo sguardo verso il basso e di guardare in direzione di dove avrebbero dovuto essere i propri piedi.
Incredibile ma vero, nessuno dei partecipanti riusciva a vedere il proprio corpo.
Ma lo sappiamo tutti che dietro ogni magia vi è un trucco, i visori erano stati progettati in modo tale da regalare a chi li indossava la sensazione di invisibilità, negli occhiali era stata inserita l’immagine di un altro visore posto difronte, che inquadrava il pavimento vuoto. I ricercatori hanno poi utilizzato dei pennelli, per susicitare e studiare le sensazioni dei partecipanti, con un pennello toccavano il corpo del soggetto e l’altro veniva posto nella visuale del secondo visore, nonostante la persona coinvolta sentiva al tatto il pennello non riusciva a vedere comunque il suo corpo, e si alimentava così la convinzione di essere davvero invisibili.
Poiché il fine dell’esperimento era quello di studiare gli effetti psicologici della cosa, e rilevare i vari cambiamenti del corpo in relazione alle emozioni provate, sono stati utilizzati oltre ai pennelli altri tipi di oggetti, tra cui dei coltelli.
Il ricercatore con il coltello in mano esercitava forti movimenti, ovviamente nello spazio vuoto, ciò ha provocato l’aumento della frequenza cardiaca, della sudorazione e il livello di stress dei volontari.
Sulla base di quanto emerso da questo esperimento, gli studiosi sono arrivati alla conclusione che questo sistema d’invisibilità basato sulla realtà aumentata, può avere un effetto terapeutico per tutte le persone che soffrono di ansia e timidezza sociale, infatti si è visto come chi credeva di essere invisibile era meno stressato in pubblico, e come la mente si lasci influenzare dall’idea di invisibilità.
Chissà che da un esperimento, che sembra quasi una gioco magico, non si possa trovare nella realtà aumentata una possibile alleata per combattere problemi di carattere psicologico nel futuro prossimo?
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