Reale e virtuale, passato e presente, possibile e impossibile……… ogni termine di queste opposizioni rappresenta una formidabile opportunità per la realtà aumentata. Questa tecnologia, infatti, dà il meglio di sé quando riesce a mostrare gli aspetti della realtà che non sono visibili a occhio nudo a causa di barriere spazio-temporali che siamo abituati a considerare invalicabili: oggetti e monumenti che si trovano a migliaia di chilometri di distanza da noi, o che appartengono al passato e sono andati distrutti, o che, al contrario, sono allo stato progettuale e non sono ancora realtà, o che esistono solo nei libri o nei giochi.
Ma c’è un’altra opposizione interessante, che riguarda il mondo della storia dell’arte e dell’architettura e interseca parzialmente le precedenti: quella che divide le opere che nel corso degli anni sono state costruite da quelle progettate e mai realizzate. Che fine fanno, nel mondo, le idee che poi non diventano materia? La realtà aumentata oggi può dare una risposta a questa domanda, riportando alla luce quello che poteva essere e non è stato. Almeno in architettura.
Forse, infatti, ci sono anche storie che si fanno con i “se” e con i “ma”: è quello che sembrano voler dire gli architetti del team australiano felix._Giles_Anderson+Goad interpretando le parole di Rem Koolhaas, curatore della quattordicesima Mostra Internazionale di Architettura, che si terrà a Venezia dal 7 giugno al 23 novembre 2014. Il tema scelto per la prossima Biennale di Architettura, infatti, è “Fundamentals”, e riguarda anche l’evoluzione delle architetture nazionali negli ultimi cento anni. Così, i creativi del team “felix”, che porteranno il contributo dell’Australia alla Biennale, hanno trovato un punto di vista originale da cui raccontare l’ultimo secolo di opere architettoniche del loro paese: “Augmented Australia 1914-2014” sarà un’esibizione composta da 21 progetti architettonici mai realizzati e mostrati al pubblico per mezzo di modelli tridimensionali in realtà aumentata, animazioni, immagini, voci e suoni fuori campo. Dieci design storici, dieci piani per edifici pubblici contemporanei mai costruiti e il nuovo padiglione australiano di Denton Corker Marshall, che sarà in costruzione proprio durante la Biennale. I primi saranno scelti dallo storico dell’architettura Philip Goad, mentre per selezionare le opere contemporanee gli architetti australiani sono chiamati a inviare i progetti (ideati negli ultimi venti anni) tramite il sito.
I visitatori potranno così utilizzare un’apposita applicazione in realtà aumentata per inquadrare con i loro smartphone i marker posti sui pali dell’area espositiva, e accedere al catalogo virtuale delle opere: il modello tridimensionale dei progetti “perduti” potrà non solo essere ammirato, ma anche attraversato. Edifici che non sono mai stati costruiti vivono dunque una seconda vita e vengono virtualmente aperti al pubblico.
Non solo le rovine delle opere che il tempo e gli uomini hanno distrutto, ma anche le idee rimaste sulla carta, i progetti mai realizzati, hanno una storia da raccontare, e possono farlo grazie alla realtà aumentata.