L’aspetto fondamentale che distingue la realtà aumentata dalla sua “antenata”, la realtà virtuale, è lo stretto legame con il mondo fisico: l’ambiente ricco di contenuti digitali che vengono resi visibili, infatti, non cancella mai del tutto la realtà che continuiamo a poter vedere e toccare; per questo viene piuttosto definito strato di informazioni aggiuntive che vengono sovrapposte al mondo fisico.
Ma come avviene, allora, la connessione “magica” tra mondo reale e mondo virtuale? Che cosa fa scaturire i contenuti digitali quando inquadriamo (o semplicemente guardiamo, nel caso di dispositivi indossabili) un particolare elemento aumentato?
Il concetto da illustrare è quello di AR Tag, detto anche trackable. Sono almeno due le importanti distinzioni da fare: il tag non è un QR Code, con il quale viene spesso confuso per motivi che sono stati analizzati in un precedente post, in quanto non è un semplice link a una pagina web esistente. In secondo luogo, quando si usa la parola marker per riferirsi allo stesso concetto, in realtà si parla di un sottoinsieme di tag, quelli costituiti da un simbolo di piccole dimensioni collocato generalmente in una zona ben definita dell’elemento aumentato.
Il tag, invece, è più precisamente la porzione di realtà che, una volta riconosciuta dal software in realtà aumentata, permette di visualizzare sul dispositivo che si sta utilizzando i contenuti digitali a questa collegati, come per esempio oggetti 3D, video, o altri. Il riconoscimento in questione può avvenire in due modi: quando la videocamera “vede” un determinato elemento, che può essere costituito da una pagina di una rivista come dalla copertina di un libro, dalla facciata di un palazzo come dalla confezione di un prodotto alimentare; oppure può essere attivato tramite i dispositivi di geolocalizzazione (GPS) implementati ormai in tutti i dispositivi mobile di ultima generazione: in questo caso i contenuti aumentati vengono visualizzati quando l’utente si trova in una determinata posizione, o arriva ad una determinata destinazione. Questa seconda opzione è quella solitamente utilizzata per applicazioni che prevedono tour virtuali, appunto, geolocalizzati, o contenuti aumentati per le visite turistiche a monumenti e città d’arte.
L’Ar tag è quindi uno degli elementi che distinguono la realtà aumentata da altre tecnologie simili, e che la rendono particolarmente versatile: gli elementi che lo costituiscono, infatti, non devono solo essere riconosciuti dal software, ma anche risultare ben visibili e facilmente identificabili da parte dell’utente. A queste esigenze viene dunque incontro la possibilità di personalizzare il tag in vari modi, nonché di fare in modo che il collegamento con i contenuti aumentati produca un’esperienza sorprendente e affascinante.